SEMPLIFICARE COMPLICANDO, ANCORA UN OSSIMORO FISCALE

Da decenni i professionisti economico-contabili invocano una semplificazione degli adempimenti; tuttavia, ogni qual volta si è emanato un provvedimento normativo a tale fine, si è raggiunto l’effetto opposto.
Esaurita la premessa, peraltro ben nota agli addetti ai lavori, è appena il caso di precisare che la necessità di una profonda e risolutiva semplificazione degli adempimenti che ruotano intorno al sistema fiscale non è più differibile. Sono in gioco non solo la credibilità dell’Amministrazione Finanziaria, che continuamente riferisce di immaginifici vantaggi apportati dalla digitalizzazione, ma anche l’efficienza dei professionisti e delle imprese, purtroppo costretti a riservare non trascurabili risorse materiali e intellettuali all’estenuante esercizio di fornire notizie e dati che già, in larghissima parte, sono a disposizione del Fisco.

Così, solo per evidenziare quanto lontane siano le radici del disagio, ricordo che sul sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate sono disponibili i resoconti, a partire dal 2007, delle audizioni parlamentari dei direttori pro tempore ed è sorprendente, a tacer d’altro, rileggere enunciazioni di principio rimaste, quasi provocatoriamente, sulla carta.
Estrapolo, al riguardo, dall’audizione del 5.07.2007 quanto segue: “La strategia di relazione è, quindi, orientata a rendere più facili i compiti del contribuente, perseguendo risparmi sia per l’Agenzia che per i cittadini, evitando passaggi inutili e semplificando gli adempimenti”; ancora (audizione 1.10.2008): “Tali risultati possono essere conseguiti, da un lato, attraverso la costante ricerca della semplificazione di tutti gli adempimenti posti a carico dei contribuenti, facilitando il dialogo con il Fisco e, dall’altro, attraverso l’attenta e puntuale attività di accertamento per individuare e perseguire gli evasori, con l’obiettivo di colpire gli episodi fraudolenti senza gravare su tutti quelli che adempiono regolarmente o che sbagliano in buona fede”.
Ultima (e temo che non resterà tale), in ordine di tempo, l’audizione del 5.05.2021: “In continuità con l’azione già intrapresa negli anni precedenti e nel rispetto delle norme e dei provvedimenti che ne regolano e ne indirizzano il funzionamento, l’attività dell’Agenzia è costantemente finalizzata al perseguimento del massimo livello di adempimento spontaneo degli obblighi fiscali … Il percorso di transizione digitale intrapreso dall’Agenzia delle Entrate si fonda su un insieme di progetti innovativi, finalizzati ad apportare significativi benefici incrementali in termini di raggiungimento degli obiettivi istituzionali. L’attività di predisposizione della modulistica dichiarativa annuale e periodica è da sempre improntata al raggiungimento di una maggiore semplificazione, al fine di consentire l’assolvimento degli adempimenti da parte dei contribuenti in modo agevole e intuitivo. In ragione della complessità della normativa tributaria e della sua continua evoluzione nel tempo, negli ultimi anni il fronte della semplificazione si è attestato principalmente sullo sviluppo di programmi informatici in grado di elaborare e controllare molte delle informazioni richieste all’utenza in sede di predisposizione del documento, nonché di interfacciarsi con i prodotti gestionali e di tenuta della contabilità aziendale per i soggetti che svolgono attività imprenditoriali e professionali”.

Aggiungo una nota di “colore”, ossia le 161 banche dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per effettuare i controlli fiscali e, concludendo, una riflessione sugli esiti “semplificatori” della fattura elettronica che, sicuramente, un effetto positivo lo ha sortito, ossia rendere ancora più semplice il lavoro di verifica del Fisco e, purtroppo, con la contropartita di maggiori costi per imprese e professionisti. Perché la rivoluzione digitale è gratuita, ma solo per la pubblica amministrazione.
Chi si ricorda del “740 lunare” degli anni ’90 presto si confronterà con il modello Redditi 2021 e prenderà malinconicamente atto che la semplificazione è rimasta lettera morta: lo testimoniano la progressione esponenziale del numero di pagine delle istruzioni ministeriali e la richiesta di dati che, ai sensi di legge, non dovrebbero essere più richiesti poiché già in possesso degli uffici. Questa, però, è storia vecchia, così come le proteste dei professionisti, che per l’Amministrazione Finanziaria sono sempre più simili alle geremiadi di biblica memoria.